Storia
L’origine del Norvegese si perde nella notte dei tempi della gelida e lontana Norvegia. La sua e’ una razza tra le piu’ antiche, gatto da favola e protagonista di leggende marinare, secondo le quali era il gatto dei Vichinghi, assieme a loro navigava in paesi lontani, cacciando i topi nelle stive. Il Norvegese era anche il gatto delle favole scandinave, protagonista di molte storie raccontate tra i popoli nordici, si mormora che anche il “Gatto con gli Stivali” fosse un Norvegese. Ritroviamo questo felino dalla lunga coda folta nelle “Favole popolari norvegesi” di Asbjørnsen e Moe, e alcuni anni piu’ tardi in “Sølvfacks” di Gabriel Scott. Altri gatti Norvegesi delle Foreste li troviamo nella mitologia nordica, essi erano infatti i leggendari gatti che trainavano il Carro di Freya. Il primo a parlare del Norvegese in modo storico e accertato fu Peter Clauson Friis, un naturalista norvegese che in un suo saggio descrisse un gatto dei boschi tratteggiandone l'aspetto fisico e caratteriale in modo così preciso che non è difficile riconoscervi il Norvegese. Felino mitologico ma reale dunque, chiamato nel suo paese Skogkatt (gatto dei boschi). Molto tempo dopo, nel 1943, fu pubblicato in Norvegia un libro sull'allevamento del Gatto Norvegese delle Foreste, ad opera di Reidar e Lund. Ma fu solo nel 1973 che iniziò un serio programma di allevamento: Pippi e Trulli furono la prima coppia registrata al Libro Origini Norvegese. Nel 1975 fu fondato in Norvegia il primo Club del gatto norvegese, per la selezione e la difesa della razza: il “Norsk Skogkatt Ring”. Infatti con l’urbanizzazione del paese lo Skogkatt corse il rischio dell’estinzione, a causa degli incroci sempre più frequenti con i gatti a pelo corto. L’allevamento del Norvegese iniziò quindi con l’intento di salvare una delle razze più affascinanti e più naturali nel panorama felino. Infine nel 1977 il Norvegese venne ufficialmente riconosciuto dalla FIFe.Caratteristiche fisiche
La pelliccia: La pelliccia del Norvegese è composta da un fitto sottopelo che tiene il corpo in caldo, e da un sovrapelo grasso, più duro, più lungo, folto e idrorepellente, che gli permette di isolare il corpo dal freddo, dal gelo e dall’acqua. Se il mantello si bagna si asciuga in pochi minuti, senza che l’acqua raggiunga la pelle del gatto. In questo modo lo Skogkatt può vivere nelle sue foreste, al freddo e al gelo. E’ dotato di una folta e lunga collarina che ammanta il suo collo con fascino selvaggio, di fitti pantaloni “alla zuava” sulle zampe posteriori, e di una lunga e favolosa coda fluente, che in pieno inverno arriva a raggiungere un diametro di anche 20 cm, sui fianchi il pelo è semilungo. Al sopraggiungere della stagione calda, il Norvegese va incontro alla muta, tutto il suo sovrapelo comincia a cadere fino a che rimane solo la folta coda a distinguerlo da un normale gatto a pelo corto. Un vantaggio della sua pelliccia è che difficilmente si annoda, per cui non bisogna spazzolarlo di frequente (1 volta la settimana è più che sufficiente), tranne nel periodo della muta, dove è meglio spazzolarlo più spesso per rimuovere i peli morti. Il mantello del Norvegese ha tutti i colori della natura (escluso il colore siamese e burmese), a seconda della zona in cui vive domina la colorazione più adatta a mimetizzarsi con l’ambiente circostante.
La testa: La testa del Norvegese è iscritta in un triangolo equilatero, le orecchie sono grandi e larghe alla base, dotate di tipici ciuffi a “lince” nelle orecchie e sulla punta delle stesse. Gli occhi sono grandi e leggermente obliqui, dal colore intonato al mantello e dallo sguardo fiero e intenso: il caratteristico “look norvegese”. Il naso dev’essere lungo e diritto, dalla fronte al mento, il mento è forte, le guance piene.
Carattere e comportamento
A cura di Frida Brandi

Nessun commento:
Posta un commento